Lirica

Simon-Boccanegra-Atto-III-2 

“Teatro come opera d’arte collettiva”

Per me il teatro è un’opera d’arte collettiva, paragonabile a un’orchestra e la scenografia deve quindi essere in grado di suonare all’unisono con tutti gli altri strumenti, oppure, quando è necessario eseguire un assolo. Lo scenografo, secondo me, non deve costruire delle immagini, ma creare uno spazio drammatico e deve esistere solo in collegamento con tutti gli altri elementi che contribuiscono a un evento teatrale. Dunque la scenografia è un progetto e ha una precisa funzione e per assolvere a questa funzione non è sufficiente aver letto il libretto dell’opera o il testo del dramma ed essere d’accordo con il regista, ma è necessario elaborare una sceneggiatura assieme al regista. Si possono fare centinaia di schizzi e bozzetti, ma non vuol dire che questo sia teatro. La scenografia appare solo quando si leva il sipario e solo allora può diventare un’opera d’arte. Un bel progetto deve essere in grado di svilupparsi nel tempo drammatico dello spettacolo, deve poter cambiare nella pianta, evolvendosi nel corso dell’animazione scenica, per abbracciare tutte le situazioni previste dal testo e dalla regia. Con ciò mi riferisco agli elementi solidi, che hanno un volume, agli elementi architettonici che devono essere in perfetta sintonia con il progetto luci. Anche per le luci vale la regola che bisogna avere assoluta padronanza del mezzo e credo sia la parte più difficile di un allestimento ma anche la più affascinante perché è quella più ricca di sorprese. Io comunque non intendo per scenografia un insieme di effetti, al contrario, essa ha una precisa funzione ed esiste solo come parte integrante dell’opera nella sua totalità. Si potrebbe quindi affermare che un buono spettacolo non può esistere senza quella particolare scenografia e che una scenografia non può esistere senza quel particolare spettacolo, quegli attori, quel regista, quella situazione di lavoro. Detto questo non esiste limitazione all’uso dei materiali. Per le mie scenografie mi servo spesso di materiali e tecniche diverse, per esempio delle “architetture pneumatiche” (Lo schiavo liberato Modena 1999) o materiali che modificano la loro struttura come la Lycra (Simon Boccanegra Sassari 2001) o il nylon termoplastico. Sono sempre alla ricerca di nuovi prodotti perché sono convinto che si possa usare qualsiasi materiale, purchè si sappia che sono i più adatti all’opera da rappresentare.

 SIMON BOCCANEGRA architetture rivestite in tessuto  Lycra e elementi pneumatici.

Simon Boccanegra progetto
SIMON BOCCANEGRA COSTUMI

SIMON BOCCANEGRA

 

© Copyright 2014 Daniele Benericetti